If you can’t eat, just write.

venerdì 13 dicembre 2013

Domande e risposte

Fino a dove può arrivare il cuore? Fino a che punto può spingersi? Fino a quando siamo corpo e poi diventiamo amore? Riusciamo a sentire almeno una volta nella vita la spinta dell'anima? 
Di quanto apriamo il nostro sipario per mostrare al mondo lo spettacolo che abbiamo dentro?
Le risposte sono davvero solamente sopite? Basta davvero un attimo e a volte tutto si chiarisce? 
Il venerdì è la giornata delle domande dello spirito e del cuore... Di risposte da cercare e chiamare a voce alta ,dentro, senza emettere un suono in più del semplice respiro. Per non confondere il corso delle cose che devono accadere e per non disturbare il flusso di emozioni. 
Dal petto all'infinito e poi esattamente dove devono essere. Solo che ancora non sai bene dove atterreranno. E dove andrai a finire tu.

Giulia




giovedì 12 dicembre 2013

Lights

Le idee di getto, le decisioni un po' meno. 
Il tempo che c'è e a volte, invece, non basta. 
La voglia di fare che certi giorni fa capolino e altri si nasconde. 
Le emozioni taciute per troppo tempo e quelle che ti travolgono all'improvviso. 
La musica che ti arriva fino all'anima e le parole che ti accarezzano il sorriso. 
I dubbi che ti attanagliano lo stomaco e la mente, lo spazio che si crea la vera te tra le mille copie delle circostanze. 
Le serate in cui metti il cuore e l'anima, in cui il bene ti viene naturale. 
Le circostanze della vita che cambiano i piani, sempre. 
Anche il blocco dello "scrittore" dell'ultimo periodo. 
Le mani sporche, i capelli arruffati e un nuovo cappottino. 
L'aria di Natale che respiri ovunque e il troppo sonno neanche fosse primavera. 
Il concerto che ti fa capire che "the love is made for the lights" e il film che rivedresti mille volte. 
Le storie impossibili e quelle che fanno sognare. 
Le canzoni poco conosciute che ti fanno partire per luoghi che da qualche parte devono esistere per forza. 
Gli amici che si riavvicinano quando è esattamente il momento giusto per continuare a costruire un'amicizia, perché le cose che durano hanno bisogno di tempo e passione. 
La famiglia che ti prende sempre, i viaggi da programmare e la voglia di fotografare. 
Le idee di getto e le decisioni, anche. 

Giulia


lunedì 18 novembre 2013

Londra brucia

Una canzone che ti ricorda di momenti e giorni lontani. Ritornano e riaffiorano le stesse sensazioni, unite a nostalgia e un po' di malinconia. I tempi in cui c'eri tu e la tua musica perfetta e le emozioni, tutte lì, insieme e splendide. 
Poi sei andata avanti e la tua vita è cambiata, e come è cambiata lo saprai solo tra qualche anno, quando ti guarderai indietro, e sarai abbastanza grande e saggia da giudicare. Tutti i passi che hai fatto e che farai, le esperienze che vivrai e i momenti no, quelli che proprio non vorrai ricordare, quelli che ti sono costati una fatica immensa... Le scelte sbagliate, i pianti, le difficoltà e la vittoria, tua, immensa e personale. 
I pensieri sono partiti dalle note che mi hanno portano indietro al viaggio del cuore, quello della nuova vita, quello del passaggio e della crescita. Ci saranno sempre posti e odori che te lo ricorderanno, sapori e canzoni che magari tra dieci anni saranno del passato, il tuo, e che riascolterai in macchina, per caso, quando starai andando a lavoro. E allora sorriderai e le immagini torneranno tutte, fino all'ultima, le risate riecheggeranno ancora e farai un tuo piccolo viaggio nel tempo, un salto indietro e tornerai per un attimo con gli amici di allora, con le persone che sono cresciute con te e magari ti chiederai: "Adesso dove saranno molti?" 
Sicuramente saranno sempre con te in quei giorni, anni prima, ancora a ridere e a mangiare in camera e a raccontare storie e vita vera. E la te del futuro, invece, dovrà salutare l'adolescente che è stata e partire, perché il semaforo è diventato verde e perché la vita è avanti, ma ogni tanto è bello tornare indietro.

Giulia

giovedì 14 novembre 2013

Look inside of you

La mattina mi ha portato finalmente un po’ d’ispirazione. Pensavo alla volontà e alla voglia di farcela. Probabilmente è soltanto un momento di emozione passeggera, ma mi ha fatto venire voglia di scrivere sul futuro e sull’insicurezza che genera.
Siamo totalmente all’oscuro di quello che succederà, nonostante la lotta continua con noi stessi per programmare nel dettaglio tutto il programmabile e non. Quanta fatica e quanto tempo spesi… È che io penso che sia un po’ anche la voglia di sognare e sperare, un modo per sopravvivere ai fatti e al fatto che in fondo siamo inseriti in qualcosa di così grande e complesso da non capirne la portata. Poi aggiungiamoci il nostro cocktail di emozioni e insicurezze. Ci siamo dentro fino al collo, annaspiamo per una boccata di ossigeno, nuotiamo nonostante la corrente ci porti giù . E qui entra in gioco la speranza, la voglia di farcela, la forza di volontà e una pseudo sicurezza che altro non è che insicurezza con un travestimento da oscar.
È stato un modo per convincermi… Il più delle volte abbiamo bisogno di parole e di mille rassicurazioni. Ma la verità è che se non troviamo dentro di noi un equilibrio tutto nostro continueremo a essere piccoli puntini in un mare troppo grande.

Giulia

giovedì 24 ottobre 2013

Il pigiama che ti salva la vita

Primo post che si è autodistrutto nella storia dei miei post... era così carino che si è vergognato a farsi vedere. Ergo, dovrò riscrivere tutto d'accapo, un tutto che non sarà come quello di prima. Mi sentivo così sfacciatamente ironica, che l'avevo scritto di getto.
Iniziava più o meno così.
Avete mai dimenticato qualcosa partendo per una vacanza? Tipo il pigiama...? Passate le domande del primo momento che sono all'incirca: "E ora?", per poi passare a: "Ma come cavolo hai fatto?", concludendo con: "Non ho parole, ma quanti anni hai?", si fa mente locale, perché sicuramente, tra le mille cose inutili messe in valigia, ci sarà qualcosa che può sostituire, magari anche mimetizzandosi, il pigiama. Poi l'idea geniale: i leggings bianchi portati -perché possono sempre servire- e la t shirt con scritto su "I love Ny" con un grande cuore rosso, portata -perché una maglietta bianca è un pass passepartout-. Emergenza superata ancor prima di scendere dal treno, altrimenti le conseguenze sarebbero state drammatiche, dalla portata immensa, per una come me! 
E' che ci pensavo stamattina mentre rifacevo il letto... Sono una da tempi dilatati, da incubazioni lunghe e da pensieri profondi al mattino (quarantadue settimane per nascere con cesario). Le cose fondamentali (che poi così fondamentali non sono,a quanto pare!) si possono sempre recuperare in qualche modo. Ne era minacciata la mia sanità mentale!! Vi immaginate la tragedia nel dormire con qualcosa che non fosse un pigiama o, peggio ancora, in biancheria intima, in estate, al mare?!?! 
Quindi parafrasando la mia metafora/esperienza di vita sono arrivata alla conclusione che le cose cambiano, inequivocabilmente, nonostante noi e tutto quello che vi lanciamo contro per farle stare ferme e immobili. Panta rei, dicevano i greci; e io che la perla di saggezza ce l'ho già bella e pronta ci ho messo tre mesi per trasformare la mia vacanza al mare in una lezione di vita. Ti accorgi, così, che sei cambiata un po', grazie al pigiama lasciato a casa e ai leggings che ti hanno salvato la vita!
Giulia

lunedì 21 ottobre 2013

Il mare a ottobre

Post che parla di ottobre, di domenica e di mare. Anzi, meglio, di una domenica di ottobre a mare. Insomma, non proprio al mare, ma in una città di mare. Il mare a vista, con la sabbia e i bambini che vanno controrrente e i castelli li costruiscono in autunno, con i cani che corrono felici senza l’intralcio degli ombrelloni, le barche a vela bianche a tono con le pochissime nuvole e l’ultimo dei coraggiosi che prende il sole sul telo dal sapore estivo. E tu che dal tavolo del ristorante osservi, col vento che ti arriva in faccia dalle finestre della veranda aperte per far entrare tutta la brezza, col tuo piatto davanti che sa sì di mare e con i vestiti che, invece, sanno d’autunno. Riassunto di una domenica di ottobre al mare e di autunno che bussa, ma fa fatica a entrare. Buonanotte

Giulia

venerdì 18 ottobre 2013

Beneath your Beautiful

"Let me see beneath your beautiful" Canzone del momento, almeno per me. L'ascolto appena torno a casa per dar pace alle orecchie dopo ore di parole e parole. 
Poi, come per tutto, ci ragiono su e mi struggo con tutti i pensieri del caso... Quanto facciamo vedere davvero di noi? Quanto siamo disposti a metterci a nudo con l'altro? Quanto c'è dietro l'apparenza, ben nascosto e segreto? 
Ogni persona ha un mondo dentro e fuori, tutto quello che vive, pensa e fa ogni giorno. Il più delle volte è nascosto sotto strati di carattere modificato dalla vita,, diffidenza e paura di sembrare troppo vulnerabili. Strati e strati di "altri noi"... Quella parte che fuori prende tutti i colpi, ma li incassa subito e torna quella di sempre, pronta, di nuovo, per il mondo. 
Le difese crolleranno mai? Le mura cadranno come sotto assedio? Il coraggio avrà la meglio nell'eterna lotta tra maschera e verità? Non ci resta che aspettare "l'attacco" e sperare che sia pacifico. E intanto continuare a indossare la solita vecchia maschera e vivere la vita di tutti i giorni. 

Giulia

mercoledì 16 ottobre 2013

Il cielo e la strada

"Ogni via porta altra via". Ecco cosa può fare la saggezza popolare: racchiude mille concetti in poche parole... Senza bisogno di aggiungere altro, sai perfettamente cosa sta a significare il detto in questione. Un po' come la sintesi degli inglesi: poche parole e, voilà, un bel concetto! 
Mia nonna è la migliore in questo e conosce così tanti modi di dire che ne ha uno per ogni occasione. E così, anche per telefono, riesce a farti sorridere. 
Ma è vero? Insomma, ogni via porta altra via? Ecco, non riesco a esprimermi se non con il "motto"! Davvero qualsiasi via si prende ci porterà dove dobbiamo essere? Ma è davvero così? Chi ci dà la certezza che nonostante tutto siamo sulla strada giusta? Non ci sono cartelli, indicazioni e nessun passante a cui chiedere. Ci sei solo tu, il tuo cuore e il tuo coraggio, un buon paio di scarpe (che non guastano) e poi c'è la strada avanti a te. E a proposito, ne ho un altro di modo di dire: "cielo a vedere e terra a camminare". Rende bene l'idea, no? Abbiamo davanti a noi tanto di quel cammino da fare che bisogna camminare, camminare e camminare... Ancora e ancora e ancora, con il cielo come guardiano e con la terra ben salda sotto i piedi. Così si va lontano? Si spera di sì!

Giulia

mercoledì 9 ottobre 2013

Le idee giuste e i momenti sbagliati

Scrivo l’ennesimo post che spero pubblicherò, nonostante l’urgente bisogno di dormire che dovrebbe farmi desistere. Infatti, noto di essere davvero alla frutta dalla sfilza di errori di spelling elementare che sto facendo…
Comunque pensavo e ragionavo sulla capacità di prendere decisioni nei momenti sbagliati della giornata, o quantomeno sbagliati dal punto di vista temporale, o spaziale o temporale/spaziale. Tipo l’illuminazione che arriva sotto la doccia, quando il vapore caldo potrebbe farti sembrare buona anche l’idea più strampalata della Terra; durante la corsa la domenica mattina, mentre non si ha abbastanza ossigeno per respirare, figuriamoci per pensare; a letto, la sera, quando la voglia di prendere carta e penna sono pari a zero, anche per scrivere “Ricordati di prendere il raccoglitore!!!” che è veramente importante! Assodato questo: qual è il momento giusto? Quello che ti cambia la vita, che ti sorprende, all’improvviso e ti fa capire che la strada da prendere è proprio quella... Sinceramente non lo so e penso che su questo pianeta siano veramente pochi quelli che sanno quale sia l’attimo della svolta. Le decisioni si prendono sull’onda dell’entusiasmo o dopo attente riflessioni di mesi e mesi e mesi? E chi lo sa… che poi vista così è consolante, davvero. Insomma: sulla Terra ci sono altri 6 miliardi 999 milioni,999 mila 990 (i nove che mancano sono i pochi saggi,me esclusa) che non sanno che pesci prendere una volta infilato l’accappatoio. Idee passeggere restate con noi, per favore. Chi lo può sapere, magari una su cento è buona davvero.
Giulia

mercoledì 25 settembre 2013

Back home

Pensieri di 24 ore fa... 

Mi sono sempre piaciute le partenze. Hanno sempre significato “nuovo”. E inizio di qualcosa. Anche da bambina, quando la vacanza era il momento dell’avventura.
Sono una dalla valigia facile, nonostante il fondo di emozioni che sono cresciute con me riguardanti la partenza. Sensazioni non ben identificabili che ti prendono tutto d’un tratto quando l’idea di partire diventa realtà.
Oggi, 24 settembre ’13, fine del primo vero viaggio da sola. Treni presi e non persi, stazioni esplorate e due città diverse nel giro di una settimana. Paesaggi opposti e tante ore spese a pensare. “La solitudine ci dà il piacere di una grande compagnia: la nostra.” E se si devono prendere cinque diversi treni e si devono affrontare diverse ore di viaggio, di tempo se ne ha eccome! Tempo ritagliato tra le pagine di un libro e le canzoni dell’ Ipod, tra mille storie di vita e conversazioni. Nella lontananza ci si analizza…
Resoconto del viaggio a cui ho dato un significato. Per me è così importante essere sulla strada di casa adesso, e scrivere.
Compagni di viaggio: la solita valigia e la borsa grigia sempre troppo piena, la mia fedele borsa consumata e un nuovo libro. Perché non si parte mai senza un libro in borsa. Trovato per caso negli scaffali del supermercato, tra mille altri buttati lì in disordine. Racconta del lavoro di uno psichiatra americano e della sua incredibile scoperta sulla mente umana. Alla fine, magari scriverò anche di questa storia.
Sono le 22:05 e il vagone è quasi vuoto. Nonostante le cuffie riesco a sentire qualche risata. Il paesaggio cambia rapidamente fuori dal finestrino, dovrebbe esserci il mare, ma non riesco a vederlo. Solo luci e stazioni secondarie deserte. La mia è sempre più vicina, ma l’orologio mi dice che ci vuole un altro po’ di tempo. Ho ancora qualche altro attimo solo mio per scrivere. Ascolto Whitney Houston e canticchio “I’m nothing without you”. Spero che quel “you” sia per lei, spero l’abbia scritto pensando al suo bene. Il bello di capire le canzoni in inglese sempre un po’ meglio: struggersi col cantante per quei sentimenti mancati.
Macchine che scorrono parallele al treno e il riflesso di te dopo una giornata di viaggio. Cellulare sempre acceso e la stanchezza che inizia a farsi sentire. Niente connessione internet fino a casa. Persone che sonnecchiano e altre che scendono. Berry White che ha amato qualcuno incondizionatamente e l’ha scritto, tra un po’ una nuova stazione. Oggetti dimenticati tra i sedili e i tanti bagagli sulle cappelliere. La tua valigia che beatamente va avanti e dietro sulle ruote quasi avesse vita propria. Nuova stazione ancora non identificata: aspetto il cartello blu di ordinanza e mando il messaggio a casa per far sapere dove sono. A conti fatti la prossima fermata è la mia. Ho buttato giù le parole della stanchezza e parole che sanno di fine viaggio. Aspetto il prossimo. 

Giulia

lunedì 23 settembre 2013

La casa è dove si trova il cuore: la mia Milano

Milano e la sua energia. Milano che ti fa innamorare. Milano che ti strema e ti appassiona. Milano, Milano, Milano...
I quattro giorni delle corse folli, dello shopping e dei km macinati a piedi, delle Vans consumate e dei semafori rossi, dei tram e delle bici, degli angoli nascosti e così belli da mozzare il fiato, del caffè americano e delle borse troppo pesanti, delle foto al Duomo a tutte le ore e delle tante, tantissime persone in strada a tutte le ore. E ancora, delle risate e della meraviglia, dell'amicizia, della spesa al volo e delle crocchette di pollo, così tante da bastare per una squadra, delle sveglie alle otto e dei programmi non rispettati.
Sono i miei ingredienti per quelle giornate che comunque vada sono belle, nonostante la stanchezza e le poche ore di sonno. Perché è così importante trovare dei posti che significhino questo, posti in cui poter andare e trovare un pezzetto di casa. E' così saggio seminare il proprio affetto nel mondo, per sentirsi bene in ovunque si vada. In fondo, se i saggi latini dicevano che: "La casa è dove si trova il cuore", sarà pur vero, no? 
Cerchiamo di cercare la nostra casa dove sono gli amici, la famiglia e soprattutto noi stessi. Troviamo un posto in cui poter essere noi e basta per poter diventare persone migliori.
Cerchiamo amici che ci somigliano, ma che sono anche diversi da noi, così da poter imparare a fare tante cose: ridere, raccontare e programmare. 
Cerchiamo noi e basta nel luogo che più ci ispira. E poco fa se non ci accontentiamo di una sola città. 
Ho messo Milano nel cuore, vicino ai miei luoghi preferiti. Ho avuto l'occasione di poterla guardare con occhi migliori in questi 4 giorni e ringrazio di aver fatto la valigia e di essere salita su quel treno lunedì mattina. 
Adesso la mia "casa" è anche un po' lì.

Giulia





domenica 22 settembre 2013

Treno e vita, quasi la stessa cosa

Fare la valigia e partire. Per sé stessi. E un po' anche per gli altri. Ma soprattutto per staccare la spina col proprio mondo per qualche giorno. Il rumore del treno aiuta a distrarsi e le storie che ogni giorno porta su e giù per l'Italia aiutano a non pensare alla propria. Ogni persona incontrata solo per qualche ora ha un bagaglio di attimi e parole che si porta dietro proprio come te. E così ci si sente meno soli, nonostante le poche parole di circostanza scambiate con il proprio vicino: "Deve passare?" "Scusi, mi può aiutare con la valigia?". In quel vagone pieno di persone, dall'uomo d'affari alla famiglia di turisti stranieri, tu sei uno dei tanti che quel giorno ha preso il treno e ha deciso di mescolarsi agli altri, di scambiare qualche parola con volti che non si vedranno mai più. Si può essere chi si vuole sul treno, anche la persona che si tiene più nascosta per paura che sia troppo. Quella che si ritaglia ben cinque ora per leggere un romanzo spettacolare tutto di un fiato con la musica nelle orecchie, che osserva la varietà di vite che ci sono in giro e capisce che la propria è una delle tante e proprio per questo è unica, che raccoglie le proprie cose in una valigia e in una grande borsa grigia e si rende conto che nonostante il peso riesce a portarle su e giù, "by her self". 
Alla fine della corsa scendere un po' diversi rispetto a cinque ore prima quando si aveva paura di perdere il treno. Catapultata in una stazione enorme e frenetica, rumorosa e piena di inizi e addii. Sentirsi un puntino, ma un puntino che ce la fa da solo a cominciare da queste piccole cose. 

Giulia

mercoledì 4 settembre 2013

Si amava e si odiava sul serio

 “Come doveva essere bello il mondo” pensava con un rimpianto ironico, quando un marito tradito poteva gridare a sua moglie: “Moglie scellerata; paga con la vita il fio delle tue colpe” e, quel ch’è più forte, pensar tali parole; quando al pensiero seguiva l’azione: “Ti odio” e zac! Un colpo di pugnale: ecco il nemico o l’amico steso a terra in una pozza di sangue; quando non si pensava tanto, e il primo impulso era sempre quello buono; quando la vita non era come ora ridicola, ma tragica, e si moriva veramente, e si uccideva, e si odiava, e si amava sul serio, e si versavano vere lacrime per vere sciagure, e tutti gli uomini erano fatti di carne ed ossa e attaccati alla realtà come alberi alla terra. A poco a poco l’ironia svaniva e restava il rimpianto; egli avrebbe voluto vivere in quell’età tragica e sincera, avrebbe voluto provare quei grandi odi travolgenti, innalzarsi a quei sentimenti illimitati… ma restava nel suo tempo e nella sua vita, per terra.

Queste parole, quelle di Alberto Moravia ne “Gli indifferenti”, se ben recepite e assorbite a pieno, sono in grado di dare uno schiaffo al mondo con un’eleganza straordinaria, risvegliandolo dal suo voluto e studiato torpore. Nel romanzo, infatti, il corpo di Michele (il protagonista del passo che mi ha stregato) si libera della sua funzione originaria, ovvero di essere specchio esteriore di un’anima interiore, per assumerne quella passiva di un’arena, un campo di battaglia nel quale i lottatori sono il Michele autentico e un Michele utopistico. Il protagonista sente e subisce il peso delle costrizioni sociali, è completamente schiacciato dal dover essere che gli impone di indignarsi per determinati affronti alla propria persona, di innamorarsi secondo un percorso prestabilito, di frastornarsi per quella “sudicia avventura” che vedeva sorella e madre amanti del medesimo uomo… ma Michele non prova nulla, se non apatia, semplice e odiosa indifferenza. Quello che più attrae e, allo stesso tempo, fa rabbrividire è che quest’indifferenza, questa incapacità di comprendersi e riconoscersi,  è tremendamente familiare.
Viviamo in un mondo in cui i rapporti umani, più che basarsi su reali, travolgenti e spesso pericolose passioni, si fondando su studiata, calcolata e scientifica metodicità: la spontaneità e il rischio lasciano il posto alla sicurezza. Non credo servi andare molto lontano per ritrovare quell’età tragica e sincera, basterebbe tornare al tempo dei nostri genitori, nei mitici anni ’70 e ’80, quando, se incontravi il possibile amore della tua vita, dovevi cogliere al volo l’occasione, senza aspettare di potergli inviare una richiesta d’amicizia su facebook; quando bastava l’accenno di uno sguardo per scatenare le fantasie più inconfessabili;  quando la sera ci si ritrovava tutti in piazza, sulle ginocchia della nonna per sentirla raccontare storie dell’orrore e nessuno sentiva il bisogno di dover accendere la tv; quando era impossibile vedere bambini che non avessero i pantaloni all’altezza delle ginocchia macchiati col verde dell’erbetta… un mondo reale, concreto e allo stesso tempo magnifico e cristallizzato, la cui estrema vicinanza e il vivido ricordo rendono quest’indifferenza ancora più insopportabile.
Ilaria 





martedì 3 settembre 2013

Pensieri delle 21

Arrivare alle nove di sera con una voglia di scrivere incontrollabile. Scrivere con la musica di sottofondo, una canzone appena scoperta che già mi piace, pensieri e parole che affollano la mente e l’unico modo per lasciarle andare è affrontare la tastiera. E così gettare sulla pagina bianca parole e parole. 
"Sfiorarsi l’anima è maledettamente pericoloso, e così si bypassa il cuore e si sfiora il cervello. Si spera così di razionalizzare un po’ per quel che si può il fiume di pensieri. Ma fino a che punto si è pronti a spingersi pur di nascondersi emozioni e paure? Buttare la polvere sotto il tappeto invece di spalancare le finestre. Ignorare il cordone ombelicale mai tagliato con certi posti e continuare a inciamparci. Socchiudere porte di ripostigli invece di entrare e fare pulizia. Alla fine si va in overdose di emozione non dette, sentimenti taciuti e paure. Si fa un’ indigestione di sé stessi. Alla fine. Ma la fine non è fine in realtà, ma solo il punto di partenza per iniziare a fare quello che si sarebbe dovuto fare molto tempo prima: pulire il cuore e farlo vivere, anche se fa male, così intorpidito, tagliare i cordoni e lasciare entrare la luce." 
Fine ai pensieri serali delle 21
"Pensieri da block notes nero, quello da tenere sempre in borsa, vecchio e con la copertina penzolante. Quello su cui riversare le parole impazienti e scarabocchi comprensibili solo a sé stessi. Spesso sono solo parole e simboli buttati lì, storie in potenza e che nasceranno, ma non ora, Ora è troppo presto, in anticipo rispetto a te, perfino. Aspettare a volte è l’unica strada, la più sana per maturare un altro po’ dentro. Solo un pizzico ancora e ancora. Metto le virgolette all’inizio del paragrafo e le chiudo qui."
Fine vera dei pensieri delle 21

domenica 1 settembre 2013

La domenica di un nuovo inizio

Svegliarsi di domenica mattina con le voci dei bambini in giro per casa, bere il caffè a letto dopo aver passato due o tre minuti a cercare di riacquistare l'uso delle mani per non sporcare le lenzuola, uscire e vedere la cucina piena di gente che ti dà il buongiorno e fare colazione con le crostatine al cioccolato. Domenica mattina a casa della nonna è questa; per un attimo tornare indietro di qualche anno a quando tutto questo era il quotidiano e non una domenica all'anno. Domenica che coincide con il 1 Settembre, il giorno in cui iniziare una nuova vita (un po' come si pensa di fare puntualmente ogni 31 Dicembre), il giorno in cui realizzi che l'estate è finita, che la poca abbronzatura rimasta ti abbandonerà non appena sentirà l'odore del cloro e il giorno che una grande scrittrice ha scelto per far iniziare la più grande avventura di tutti i tempi.
E' proprio vero che le domeniche volano; e così come sono iniziate finiscono, proprio come la mia, oggi. Certo, nel mezzo c'è stata una pasta al forno degna di nota, la birra non birra al limone e il semifreddo comprato all'ultimo minuto con arancia e cioccolato, la prima partita di scopa vinta e finalmente la quasi chiarezza su come contare i punti. Gli abbracci e i baci, il telefilm delle tre e i sonnellini degli altri. Alla fine restano i saluti e la valigia da rifare. 
Partire e ritrovarsi a cantare a squarciagola, nel nulla più assoluto, "Ragazzo Fortunato" di Jovanotti e poi "Home" di Michael Buble. Canzoni che sono arrivate al momento giusto e che mi hanno fatto venir voglia di scrivere sul mio modo di pensare casa e sulla fortuna di questo primo settembre. Ho letto di tanti che oggi lo considerano il giorno perfetto per ricominciare e forse un ritorno alle origini è stato il modo perfetto per staccare, fermarmi e ripartire. 
Settembre ben arrivato! Che dire, come primo giorno non è andata male... Adesso, apprezzare questi "hic et nunc", fermarsi e ringraziare per questi piccoli momenti di paradiso nonostante il caos generale che regna di solito. E anche se questo mese significa autunno probabilmente significa anche tanto altro, possibilità di scegliere cosa fare e dove andare da qui in poi. Cos'altro? Be great, September
Giulia

venerdì 30 agosto 2013

DONNE NON SI NASCE, SI DIVENTA

La donna? La donna è un uomo mancato: “un essere occasionale ricavato da un osso in sovrannumero di Adamo. L’uomo è per natura superiore alla donna: il primo comanda, l’altra ubbidisce; nell’uomo vi è il coraggio della deliberazione, nell’altra quello della subordinazione. Come comportarsi con un essere tanto infimo? Dobbiamo considerare il carattere delle donne come naturalmente manchevole e difettoso: la femmina è femmina in virtù di una certa assenza di qualità”. Al pensiero di Aristotele e San Tommaso, si aggiunge quello di Nietzsche: “la donna non avrebbe l’arte di abbellirsi, se non avesse l’istinto del ruolo secondario”.
Naturalmente la situazione nel 2013 si è evoluta; sono passati diversi secoli: ora è tutto diverso! Le donne non vengono più utilizzate per scopi puramente estetici: non ci sono maggiorate in abiti discinti sui nostri mezzi di telecomunicazione; l’immagine femminile non viene associata ad oggetti per stimolarne l’acquisto; le mogli non vengono più picchiate dai mariti, né le adolescenti molestate da preti e insegnanti. Insomma, la donna ha finalmente dimostrato al mondo quel che vale.. o no? No.
Attraverso degli studi condotti nel 2008 dalla Mckinsey, una delle più importanti società di consulenza manageriale del mondo, chiamati “Women Metter”, è stato osservato lo stile di potere dei manager di oltre cinquanta nazioni. La conclusione è stata che avere delle donne alle leve di comando è una migliore garanzia di successo rispetto ad una dirigenza maschile: il reddito aziendale ottenuto è quasi il doppio. Nonostante ciò, la quota delle donne nel nostro parlamento sfiora appena l’11,1%: in una graduatoria mondiale riguardo la presenza femminile in politica, siamo al 69° posto, preceduti da paesi come il Congo, Mozambico e Zimbabwe. Ad aggravare la condizione femminile odierna, si aggiungono i Media… inconsapevolmente e spensieratamente coadiuvati da donne con un quoziente intellettivo pari a quello di una gallina, ed ecco come la Farfallina di Belen diventa la notizia dell’anno, mentre l’economia italiana allo sfascio passa in secondo piano. Pochi giorni fa ho letto questa barzelletta su un periodico:
Una Bionda si avvicina piangendo ad un uomo in uniforme e gli dice di aver perso il suo cane. L’uomo le consiglia: “perché non mette un’inserzione sul giornale?” E la Bionda: “ci avevo pensato, ma il mio cane non sa leggere!”
L’immagine che ne viene fuori è quella di una donna tanto bella, quanto sciocca; vuota al punto di aver bisogno dell’aiuto di un uomo anche per risolvere i problemi più futili. Ma l’aspetto che più fa riflettere è che alla protagonista del racconto non viene attribuito nemmeno un nome: è sufficiente definirla una Bionda.
E al lettore basta. Sta proprio qui il problema; nessuno protesta contro il modo in cui i Media dipingono le donne: tutto rientra nella normalità, come se il femminismo, dopo aver vinto logoranti battaglie per il diritto al voto, al divorzio e all’aborto, si fosse estinto. È come se le donne si stessero arrendendo, come se avessero smesso di lottare, rassegnate e schiacciate sotto il peso dell’indifferenza…
ma, forse, anche quest’idea di dover lottare è fondamentalmente sbagliata…
magari la strada da seguire è ancora una volta quella più semplice:
avere più fiducia nel mondo, una fiducia incondizionata, limpida e potente a tal punto da far sì che le donne non debbano essere più costrette a lottare per sostenere il loro diritto ad esser donne, e gli uomini non sentano il costante bisogno di difendere la propria importanza e virilità contro le incalzanti conquiste femminili.

Ilaria


giovedì 29 agosto 2013

To utilize our intelligence correctly a calm mind is very important

“To utilize our intelligence correctly a calm mind is very important.”
Leggere questa frase del Dalai Lama e fermarsi con gli occhi incollati al computer, perché quelle parole ti rimandano dritta a tutto quello che hai cercato di capire e spiegare per un anno intero. E, invece, a qualcuno bastano poche parole per esprimere un concetto così stupidamente semplice da risultare quasi ridicolo. La calma è praticamente il nutrimento di qualsiasi avventura si voglia iniziare. Senza non si va da nessuna parte e prima o poi se ne pagano le conseguenze. Affrontare tutta la vita con questa spada di Damocle che pende sul proprio collo non è il modo migliore per potersi buttare in nuove avventure. Anche la mente migliore risulterebbe offuscata se la mattina mangiasse solo pane e ansia. Diciamocelo sinceramente: il sangue freddo è indispensabile. Ma questa non sono io.
Stare qui a scrivere dell’ansia sembra quasi una noia mortale, contando il fatto che ci convivo da un po’. E così non sono la persona giusta per dispensare consigli su come affrontare le situazioni di stress. E so che quella frase è così vera da doverla dipingere sul muro per potermene ricordare tutti giorni, o magari sul soffitto, così da vederla ogni volta che apro gli occhi nelle notti insonni. Le occasioni migliori rovinate dall’ansia, i giorni persi a mangiarsi lo stomaco, le situazioni affrontate nel peggiore dei modi e la battaglia persa con sé stessi. Ma questa frase mi ha fatto veramente riflettere. In senso buono, con parole dolci, sembrava che qualcuno volesse farmi capire a cosa pensare adesso, come provare  ad affrontare il giorno da qui in poi. Magari la mattina scegliere qualcosa di più leggero per iniziare la giornata, lo stomaco lasciarlo stare a riposo e lasciare entrare solo le farfalle di quanto in quanto, giocare un po’ di più con la vita. 
Detta così, lo ammetto, è di una facilità disarmante cambiare stile di vita. In realtà la sola idea inizia a dare terreno fertile per la Nemica.  La battaglia con sé stessi, però, decidiamo noi quando chiuderla. E adesso sembra il momento giusto? Non lo so, ma probabilmente se lo fosse stato avrei trovato un'altra frase. E ancora non l’ho trovata…

Giulia

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giovedì 22 agosto 2013

Nuovabuonastella

Avere fame. Ma di parole. Avere voglia di leggere e sapere. Imbattersi così in notizie, tante e diverse, tutti i giorni e in tutti i momenti. E poi capita quella che ti cattura per la sua semplicità. 
Ho letto del "Vagito di una stella" per caso, mentre scorrevo i fatti del giorno: in mezzo a politica, guerra, dolore e cattiveria, c'era lei, una stella appena nata. L'immagine è da togliere il fiato, anche solo pensando che 1400 anni luce dalla Terra sono davvero tanti. Ma lei è lì, frutto di reazioni chimiche e piena di energia. Lì, nella sua costellazione, appena arrivata e già bellissima. 
Dopo aver visto cose del genere viene sempre da chiedermi del perché dimentichiamo di tutta la bellezza che è intorno a noi. Forse perché siamo, ormai, così abituati al brutto che il bello quando ci colpisce ci lascia spiazzati. Ma come si può vivere senza accorgersi di quello che ci accade intorno (naturalmente non così "intorno", la costellazione della Vela è lontana), ma un po' più vicino, "a little closer". Il bello è ovunque, anche se delle volte si fa molta fatica a scorgerlo. 
Dalla schiuma del cappuccino la mattina a colazione, la canzone alla radio mentre si guida, la pioggia estiva la sera e il tramonto subito dopo, la cena all'aperto e la luce di fine agosto, il karaoke per cantare la canzone di sempre e la musica per un lungo viaggio in macchina, il mare e anche la montagna, una foto o il film che si trova sempre appena iniziato, un buon libro e la borsa che pesa sempre troppo, lo smalto rosso e il tuo profumo preferito, l'odore dei pancakes appena fatti e del caffè della moka. Il bello c'è, è ovunque. Basta guardare il mondo con occhi un po' diversi. Io ci sto provando da un po', dopo che tutti quelli che mi stavano intorno non facevano altro che dirmelo. Ogni tanto ascoltare gli altri fa bene, ti aiuta a trovare quella spinta per iniziare a indagare dentro e fuori di te. Così, guardate dentro di voi e capite cos' avete di unico e guardate fuori e iniziate a cercare nelle piccole cose. Sembra storia vecchia, ma forse non lo è così tanto... Magari, chissà, la più piccola delle abitudini, diventerà la prima cosa bella della giornata. E senza accorgercene, magari, riusciremo a trovare la nostra "nuovabuonastella" non così lontano. Chi può dirlo... 
Buonanotte Mondo e buonanotte nuova, bellissima e lontanissima stella.  
Giulia

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martedì 20 agosto 2013

Here We Are

Disperazione, lotta, passione..
L’Ultimo Biscotto è una trafelata corsa contro il tempo, una sfida contro il Mondo e per il Mondo, L’Ultimo Biscotto è una battaglia contro la paralisi sociale, contro l’indifferenza per lo sfacelo, L’Ultimo Biscotto è la capacità di riscoprire La Bellezza. Si, perché La Bellezza non risiede nel nuovo i-phone 5, non nella foto del profilo modificata su Instagram, né nella velocità nell’accettare una richiesta di amicizia su Facebook; La Vera Bellezza va ricercata al di sotto della superficie, è stata insabbiata da piccole bellezze apparenti, quelle che noi definiamo “meraviglie concesse dal progresso”. E’ proprio questo il nostro compito:
In questo Blog cercheremo di riscoprire la magia della vita, il piacere di meravigliarsi, la volontà di agire; ne L’Ultimo Biscotto vedrete pagine trasformarsi in mondi spettacolari, parole rivelare sogni mai espressi, colori raccontare sentimenti incomunicabili..
L’Ultimo Biscotto, l’ultima opportunità.



Ilaria Salerno


L’ultimo biscotto… Per me è speranza. Speranza che qualcosa di buono alla fine succede sempre. E se il nome è nato tutto da un gioco, sperare che ogni cosa abbia del bello nascosto non lo è. Ricercare il bello in ogni cosa, anche la più terribile e devastante, è sinonimo di una forza che si guadagna sempre a proprie spese, ma che alla fine ringrazi di avere. Scrivere è il mio modo di tirare fuori la bellezza da quello che ho davanti, che sto ascoltando o vivendo. È il mio modo per fissare davvero i momenti. Questo è per me l’ultimo biscotto e spero lo sarà anche per quegli occhi che leggeranno queste righe.

Giulia Falvo