La donna? La donna è un uomo
mancato: “un essere occasionale ricavato da un osso in sovrannumero di Adamo. L’uomo
è per natura superiore alla donna: il primo comanda, l’altra ubbidisce; nell’uomo
vi è il coraggio della deliberazione, nell’altra quello della subordinazione. Come
comportarsi con un essere tanto infimo? Dobbiamo considerare il carattere delle
donne come naturalmente manchevole e difettoso: la femmina è femmina in virtù
di una certa assenza di qualità”. Al pensiero di Aristotele e San Tommaso, si
aggiunge quello di Nietzsche: “la donna non avrebbe l’arte di abbellirsi, se
non avesse l’istinto del ruolo secondario”.
Naturalmente la situazione nel 2013
si è evoluta; sono passati diversi secoli: ora è tutto diverso! Le donne non
vengono più utilizzate per scopi puramente estetici: non ci sono maggiorate in
abiti discinti sui nostri mezzi di telecomunicazione; l’immagine femminile non
viene associata ad oggetti per stimolarne l’acquisto; le mogli non vengono più
picchiate dai mariti, né le adolescenti molestate da preti e insegnanti. Insomma,
la donna ha finalmente dimostrato al mondo quel che vale.. o no? No.
Attraverso degli studi condotti nel
2008 dalla Mckinsey, una delle più importanti società di consulenza manageriale
del mondo, chiamati “Women Metter”, è stato osservato lo stile di potere dei
manager di oltre cinquanta nazioni. La conclusione è stata che avere delle
donne alle leve di comando è una migliore garanzia di successo rispetto ad una
dirigenza maschile: il reddito aziendale ottenuto è quasi il doppio. Nonostante
ciò, la quota delle donne nel nostro parlamento sfiora appena l’11,1%: in una
graduatoria mondiale riguardo la presenza femminile in politica, siamo al 69°
posto, preceduti da paesi come il Congo, Mozambico e Zimbabwe. Ad aggravare la
condizione femminile odierna, si aggiungono i Media… inconsapevolmente e
spensieratamente coadiuvati da donne con un quoziente intellettivo pari a
quello di una gallina, ed ecco come la Farfallina di Belen diventa la notizia
dell’anno, mentre l’economia italiana allo sfascio passa in secondo piano. Pochi
giorni fa ho letto questa barzelletta su un periodico:
Una Bionda si avvicina piangendo ad un uomo in uniforme e gli dice di
aver perso il suo cane. L’uomo le consiglia: “perché non mette un’inserzione
sul giornale?” E la Bionda: “ci avevo pensato, ma il mio cane non sa leggere!”
L’immagine che ne viene fuori è
quella di una donna tanto bella, quanto sciocca; vuota al punto di aver bisogno
dell’aiuto di un uomo anche per risolvere i problemi più futili. Ma l’aspetto
che più fa riflettere è che alla protagonista del racconto non viene attribuito
nemmeno un nome: è sufficiente definirla una
Bionda.
E al lettore basta. Sta proprio qui
il problema; nessuno protesta contro il modo in cui i Media dipingono le donne:
tutto rientra nella normalità, come se il femminismo, dopo aver vinto logoranti
battaglie per il diritto al voto, al divorzio e all’aborto, si fosse estinto. È
come se le donne si stessero arrendendo, come se avessero smesso di lottare,
rassegnate e schiacciate sotto il peso dell’indifferenza…
ma, forse, anche quest’idea di dover lottare è fondamentalmente
sbagliata…
magari la strada da seguire è ancora
una volta quella più semplice:
avere più fiducia nel mondo, una
fiducia incondizionata, limpida e potente a tal punto da far sì che le donne
non debbano essere più costrette a lottare
per sostenere il loro diritto ad esser donne, e gli uomini non sentano il costante
bisogno di difendere la propria importanza e virilità contro le incalzanti
conquiste femminili.
Ilaria